IL "CULTO" DI SANT'AGNESE
LE MALDICENZEdi Tommaso Ceddia
Maldicenza è il male detto da un parlante. Si distinguono la parola che esprime il male e il pensiero del parlante. In concreto, ciò che è detto può definirsi chiacchiera, mormorazione, pettegolezzo, diffamazione, calunnia, critica mordace; e la disposizione del parlante può indicarsi quale comunicazione partecipativa, avviso, ammonimento, malizia, malignità, cattiveria, malevolenza, malvagità. Al fine di conoscere, criticare e valutare le maldicenze, è necessario, inoltre, riconoscere, ove possibile, se ciò che è detto è vero o falso.
Maldicenza è un termine di evidente rilevanza e gran complessità. Possono leggersi in essa significati negativi (pettegolezzo, diffamazione, calunnia), significati neutri (comunicazione, chiacchiera) e significati positivi (critica mordace). Il parlante può manifestare intenti negativi (malizia, malignità, cattiveria, malevolenza, malvagità), intenti positivi (avviso, ammonimento) e neutri (comunicazione). La sua traduzione in altre lingue è spesso ambigua, come difficili e ambigue sono, talvolta, le traduzioni in italiano di parole che in altre lingue hanno significato affine.
Vi sono maldicenze dette da non-maldicenti. In tal caso non vi è alcuna disposizione abituale del parlante al male; e non vi è carattere versato al male. Maldicenti di tal genere sono stati Socrate, Diogene, Giovanni Battista, Giovanni Crisostomo, Dante, Cervantes, Shakespeare, Voltaire, Zola, Foscolo, Montanelli e molti altri.
”Dir male” è peccato; non ”dire il male” potrebbe farci cadere tra gli accidiosi nel quinto girone dell’inferno, ha sostenuto il cardinale Martini in una famosa omelia tenuta nel duomo di Milano in dicembre 1999.
Le comunicazioni sono oggi così diffuse e veloci, capillari e suadenti, che distinguere la maldicenza nei molteplici aspetti che può assumere, è necessario in ogni attività, dalla politica all’economia, dalla finanza alla sociologia, dalla letteratura all’arte, in ogni parlante e in ogni detto. La società sembra esserne influenzata notevolmente, tanto da meritare l’approfondito studio della sua problematizzazione: non la storia di un’idea ma l’evoluzione dell’influenza reciproca della maldicenza sulle società e delle società sulla maldicenza nel corso dei secoli, delle civiltà e delle culture, come Michel Foucault ha pensato e fatto per la parresia e per altre idee.
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