EDIZIONE 2008
IL CONCORSO DI ARTE VARIA
I TESTI DEI LAVORI20 gennaio 2008
INTRODUZIONE ALLA TENZONE
di FRANCO VILLANI
di Franco Villani
SERAFINO: Madonne e Messeri della aquilana progenie, chiamato fui non per contendere lo guiderdone e lo titolo de la Santa Agnese, ma per ascoltare le madonne e li messeri che vita daranno a lo torneo.
Da lo profondo della nebbiosa et negra Ade chiamato fui et trasportato sulle soffici e divine ali della Fantasia e del dolce Ricordo sino alla mia Aquila che i natali, sì, mi dette ma che aspra matrigna si dimostra!
Madonne, Messeri vi prego...ascoltate la mia canzone...
Qui giace Serafin. Partir or puoi.
Sol d’aver visto il sasso che lo serra
assai sei debitore agli occhi tuoi.
Quest’epitaffio era sul perduto mio umido sacello
e chi lo scrisse amava Serafin de’ Ciminello
che riputato fu altro Petrarca ai tempi suoi.
Nulla accademia o ducato chiuse a me le porte
e di Sforza, Borgia e Gonzaga fui alla loro corte.
Ambito ero da Ludovico il Moro,
chiamato fui da Cesare Borgia il Valentino,
Elisabetta Gonzaga mi volle a lei vicino.
Lo canto mio, la dolce musica del liuto
le fresche note delle mie canzoni
per le corti d’Europa furon assai d’aiuto
e mille e mille vinsi poetiche tenzoni.
Allegra, spensierata e breve fu la vita mia
quanto negletta e perduta fu la mia morte.
Non dai tanti amici estimatori
che le mille mie canzoni, lunghe o corte,
più volte pubblicaron in Italia o fuori.
La mia cittade, Aquila mia bella,
sempre in ossequio al classico proverbio
negletto ha Serafino l’Aquilano
di cui niuno o pochi hanno conoscenza
e che molto ma molto poco cale
anche alla pomposa Cultura Ufficiale.
Madonne e Messeri...cercate, via cercate
un libro co’ i versi miei ad Aquila stampato,
cercate il nome mio sul canto d’un’aquilana via.
Aquila negletto m’ha e triste tornerò all’Ade
anche se in core resta l’ ultima dea Speranza
che almeno a voi il cor toccato abbia
questa mia modesta dolente stanza.
L'Aquila, 20 gennaio 2008
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