Pianeta Maldicenza Homepage
EDIZIONE 2008

IL CONCORSO DI ARTE VARIA:
I TESTI DEI LAVORI
20 gennaio 2008



I RACCOMANDATI



di STEFANO FRAPICCINI


Recenti sondaggi ci dicono che la maggioranza, la quasi totalità, degli italiani è convinta che per accedere al lavoro necessitano, agganci, conoscenze e raccomandazioni.

Questa convinzione sembra rafforzata dalle informazioni che ci vengono da prestigiosi Istituti, che analizzano costantemente il mercato del lavoro e le sue caratteristiche, secondo le quali la maggior parte dei nuovi lavoratori del settore privato trovano impiego grazie al passaparola di conoscenti e grazie all’interessamento di parenti, amici e conoscenti, mentre solo una minima parte lo trova grazie agli annunci, al collocamento pubblico o tramite agenzie private.

Anche per l’accesso al pubblico impiego è largamente diffusa l’idea che è assolutamente necessario essere raccomandati, che, anzi, i bandi di concorso vengono pubblicati solo e quando qualcUNO:, il .raccomandato appunto, deve essere assunto.

Anche molti miei amici e conoscenti sono convinti di ciò, al punto che nemmeno si tengono informati, non fanno domanda e quindi non provano a partecipare; forse vi partecipano solo quando qualcUNO:, magari quel qualcUNO:, li informa del bando e gli dice che possono parteciparvi.

Io lavoro da una vita nel pubblico impiego, ne ho cambiati di impieghi pubblici, e cerco di convincerli che non è proprio così, o meglio, che potrebbe pure essere così ma che comunque vale la pena di partecipare.

Dico loro che il concorso lo si vince per fasi successive; prima lo si vince tenendo d’occhio il mercato del lavoro pubblico con costanza individuando i concorsi appetibili fin dai primi giorni di pubblicazione in gazzetta ufficiale, per cogliere quelli che richiedono il titolo di studio posseduto.

Lo si vince poi compilando e spedendo la domanda in tempo utile, rispettando alla lettera le istruzioni del bando, ogni concorso ha le sue, mai uguali.

Si vince anche ricordandosi di scrivere nella domanda le situazioni di diritto alla riserva, alla precedenza ed alla preferenza; ad esempio il fatto di avere un genitore invalido non serve solo per parcheggiare dove si vuole con la patacca del portatore d’handicap, analogamente i tre mesi di servizio alla comunità montana o il servizio militare anche come obiettore di coscienza non solo favori di amici e periodi di ozio retribuito.

Poi lo si vince tenendo d’occhio e a memoria le date di pubblicazione dei diari delle varie prove e individuando con precisione le date ed i luoghi delle varie prove, e ciò non è mai troppo semplice.

Poi lo si vince preparandosi nelle materie previste per le varie prove, ma va capito quello che ci si vuole sentir dire, va letto il bando tra le righe per cogliere ogni possibile sfumatura; spesso il “diritto pubblico” richiesto per un concorso non è il “diritto pubblico” richiesto da un altro concorso, per UNO: potrà avere più un taglio costituzionale, per un altro un taglio più incentrato sugli enti locali, per un altro ancora un taglio comunitario.

Bisogna pure capire il livello e la profondità della preparazione richiesta, perché talvolta sono richieste solo “nozioni” o “rudimenti” o “accenni” di una tal materia e nulla più, talaltra è invece richiesta una conoscenza più che universitaria.

Si vince ulteriormente il concorso presentandosi il giorno giusto al posto giusto della prova d’esame, programmando per tempo il giorno libero e le modalità di viaggio in loco e portando seco un documento di riconoscimento idoneo e non scaduto; sapete che gira un sacco di gente che ha con sé un documento d’identità? Se fossimo in uno Stato di polizia mezza L’Aquila sarebbe in cella di sicurezza per accertamenti sull’identità.

Si vince ulteriormente il concorso non facendo sciocchezze nella fase dell’imbustamento del proprio nome e dell’elaborato, nell’applicazione di etichette con codice a barre e di ogni altra formalità collaterale al concorso; quanti ne vengono esclusi per queste cose, anche laureati!

Poi si vince il concorso facendo una discreta, o mediocre, o ottima prova purché non si venga espulsi perché sorpresi a copiare, bisogna saperlo fare altrimenti è meglio lasciar perdere, a copiare non a partecipare al concorso.

Si vince il concorso anche evitando di scarabocchiare i fogli delle prove con fiorellini, disegni ed altri segni di possibile riconoscimento, che magari sono frutto di un tic ma che comportano l’annullamento della prova.

Dicono, i miei amici e conoscenti, che tanto si sa chi vincerà il concorso, i soliti raccomandati, e che perciò è inutile ogni partecipazione ed impegno.

Io non condivido e ribatto loro che, anche ammettendo che ciò sia vero, l’obbiettivo di un non raccomandato deve essere non tanto quello di vincere ma quello di posizionarsi tra i primi degli idonei a ridosso dei vincitori raccomandati, soprattutto nei concorsi banditi a più di un posto.

Questo perché vi sono spesso possibilità che la graduatoria “scorra” e che vengano assunti anche gli idonei successivi, ciò per ampliamento dell’organico o per numerosi altri motivi.

I vincitori raccomandati, ad esempio, sono spesso ripetutamente e permanentemente raccomandati, fanno quindi rapide carriere in ascesa lasciando libero il posto prima occupato.

Poi esistono i casi della vita: le dimissioni per andare a fare altri lavori, il trasferimento di città di tutta la famiglia, gli incidenti stradali, i tumori, le leucemie e quant’altro; anche questi eventi talvolta permettono all’idoneo non raccomandato di subentrare al vincitore raccomandato.

Da un po’ di tempo tra i miei amici e conoscenti sono in netto aumento strane patologie, del tipo dermatite da contatto con metalli e disturbi pruriginosi in corrispondenza degli organi genitali.

Mi sa tanto che, anche se dicono degli altri, sono in realtà anch’essi dei raccomandati e che, in fondo in fondo, raccomandati lo siamo tutti quanti.