EDIZIONE 2008
I PRIMI 5 ANNI DELLA SANT’AGNESE DEL DUEMILA
di AMEDEO ESPOSITO
dal capoluogo.it, 11 gennaio 2008
L’AQUILA - Fu trionfale l’ingresso della festa aquilana di Sant’Agnese agli albori del Duemila. Non poteva essere altrimenti in quanto con avvedutezza, in nome dell’aquilanità, ci si incamminò sulla strada del “dire le cose come stanno”. Un diritto ma anche un dovere. Un omaggio alla libertà di parola”.Un cammino che con il 21 gennaio prossimo festeggia il primo quinquennio, nella corale partecipazione dei cittadini, i quali, nella modernità, esprimono ancora tanta voglia di esaltare la loro “festa antica”, superando molte critiche di circostanza, comprese quelle ideologiche di studiosi e di alcuni amministratori locali. Detronizzate anche in massima parte- va sottolineato- dall’incondizionata attenzione che la “festa strana” ha avuto da parte della Regione Abruzzo, del Comune aquilano e della dirigenza della Cassa di Risparmio.
La più rilevante e decisiva risposta, comunque, è certamente quella data, nel quinquennio, dalle circa 200 confraternite che hanno coinvolto annualmente non meno di quindicimila persone, entro e fuori le mura ed oltre la Regione. Risultato che fece dire ad Antonio Caprarica, attuale direttore dei giornali Rai e già corrispondente londinese della Rai: «Chiedete il brevetto per questa unica e gioiosa festa. State attenti- aggiunse- a Londra è Sant’Agnese tutto l’anno!».
Motore, occorre dire, sono state le nove confraternite più attive: quella Aquilana dei devoti di Sant’Agnese (da cui è derivata l’Associazione culturale “Il pianeta maldicenza”, presieduta da Tommaso Ceddia e diretta dal segretario a vita Ludovico Nardecchia), dell’Accademia culturale di Sant’Agnese, del Club devote di Sant’Agnese, della Confraternita Balla che te passa, della Confraternita dei Giornalisti in lingua, della Congrega Bar Gran Sasso, della Congrega Miseria e Nobiltà, del Gruppo amici di Sant’Agnese e della Nobile accademia di Sant’Agnese. Sulla loro scia, tutte le altre confraternite si sono poste con convinzione sulla strada della “maldicenza”, che non è gossip o pettegolezzo, ma filosofia del dire “male del male”.
Lo hanno fatto coralmente e pubblicamente, “trascinando” sul palcoscenico del Teatro comunale, oltre ai grandi nomi come il Presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, il senatore Giulio Andreotti, l’aquilano Bruno Vespa (che tenne a battesimo la Sant’Agnese del Duemila), il grande filosofo Remo Bodei, tanti, tantissimi altri (professionisti, amministratori, docenti di chiara fama, etc) che hanno “cantato” con ironia i “mali della città”. Anzi le hanno “cantate” a tutti seguendo i testi di poeti, scrittori e amatori di teatro.
E dunque un quinquennio aquilano effervescente, da cui certamente in avvenire continuerà quel che esattamente 50 anni fa idearono coloro che ridiedero vita alla “festa strana”, fra i quali il primo priore del secolo XX della “Confraternita Aquilana dei Devoti di Sant’Agnese”, Alfredo Properzi che si circondò- come disse- «dei migliori e più intelligenti fessi aquilani», fra i quali il cantore della Sant’Agnese laica, il compianto Mario Lolli.
Con ogni probabilità la coralità delle Confraternite non avrebbe avuto la risonanza locale, nazionale e internazionale che ha avuto, se non si fossero aggiunti ad essa, come è avvenuto, gli “ingegni” dei dirigenti delle varie istituzioni culturali aquilane, come l’Istituzione sinfonica abruzzese, i Solisti Aquilani, la Società aquilana dei concerti “B.Barattelli” e quelle teatrali dell’Uovo, dell’Atam, del Tsa, dell’Accademia dell’Immagine. Nonchè il decisivo apporto dell’Associazione Nazionale Alpini- Sezione dell’Aquila e dei giovani dell’Istituto Alberghiero ai quali va il merito di aver studiato il “menù di Sant’Agnese”, poi “regalato” ai ristoratori della città. Il dono più cospicuo, però, è stato e sarà quello delle “Devote di Sant’Agnese”, il club delle signore aquilane guidato da Luciana Joannucci-Cucchiella e Bianca Iannella.
Che meriti hanno acquisito queste istituzioni? Sono state capaci di ricreare una festa popolare che ha avuto ed avrà il suo epilogo nel cortile del palazzo di Margherita d’Austria, dove- cosa mai accaduta- entra la città che conta, ma anche e soprattutto quella dei “malati di aquilanite”.
Una domanda: in questo ultimo quinquennio è stato raggiunto quel che fu sempre il fondamento della Sant’Agnese laica aquilana, e cioè rendere ogni cittadino amante delle proprie radici e “de sta sciuertola maliarda” (L’Aquila) alla quale Mario Lolli indirizzò sempre i suoi “canti d’amore”? E’ chiaro: lo dirà il tempo.
Amedeo Esposito
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