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EDIZIONE 2008

IL CONCORSO DI ARTE VARIA:
I TESTI DEI LAVORI
20 gennaio 2008



LA MALDICENZA E LA PORTA



di GABRIELLA BERARDI


Veronica - Quella mattina d’estate gli aquilani si svegliarono con una strana idea nella testa: andare in piazza San Vito alla Fontana delle 99 Cannelle. Alcuni avevano addirittura sognato la Fontana avvolta nella nebbia, con una strana luce che brillava nel centro e che li attraeva, come succede agli insetti notturni che volano vicino ai fanali delle strade.

Patrizia - Altri, nel dormiveglia, avevano visto i novantanove mascheroni ed avevano sentito le loro voci che li invitavano a recarsi sul luogo. Tutti comunque, senza distinzione di ceto, di sesso, di professione e di cultura, purché aquilani, sentivano questa misteriosa e potente chiamata. La meraviglia era grande quando, parlando fra di loro, scoprivano che quel richiamo, quel sogno, era invece percezione comune e che tutti sapevano che alla Fontana delle 99 Cannelle, si sarebbe celebrato l’incontro con un grande personaggio ed anzi che questo era addirittura il mitico fondatore della città, proprio lui, Federico Il.

Veronica- Quando il richiamo si fece sentire, la piazza S. Vito, che come tutti sanno non è un campo di calcio, si riempì dì una grande di folla e sembrava che la gente che man mano arrivava, misteriosamente, non avesse problemi ad entrare ed essere accolta. Improvvisamente, proprio nel centro del piazzale, all’interno del trapezio disegnato sul selciato, accompagnata da musica di fanfara reale, apparve l’imponente figura di Federico Il, coperto di armatura e circondato da guardie del corpo.

Patrizia- Contemporaneamente, tutti i mascheroni della fontana si animarono e parlavano tra loro. L’aspetto dell’uomo era regale, i movimenti lenti e misurati. Una pesante spada pendeva dalla sua cintura. Si rivolse alla folla e la sua voce era piena d’autorità, ma contemporaneamente velata di tristezza. Gli aquilani stavano tutti con la bocca aperta dallo stupore ed un brivido di paura inconfessabile, visto che si trattava di un popolo forte e coraggioso, scorreva lungo le loro schiene. Così allora parlò Federico:

Marco- “Ho voluto che questa città fosse edificata sulla stessa pianta di Gerusalemme e che gli aquilani fossero un popolo ispirato, generoso e sincero. Ho saputo invece che è diventato un popolo che promuove la maldicenza e che anzi ha l’ardire di celebrarla con una giornata solenne, che sfida la dignità, il costume e la morale. Alcuni aquilani si distinguono in questa impresa, avversa alla mia volontà. I mascheroni della fontana, conoscitori di tutti i segreti della città, li troveranno tra la folla e li condurranno al mio cospetto”.

Veronica - Allora i mascheroni si consultarono ed alla fine uno di essi, per tutti, proclamò due nomi: erano quelli di coloro che avevano ideato e promosso la famosa giornata dedicata alla maldicenza.

Patrizia - I mascheroni fecero convergere i getti delle loro fontane sui due personaggi con una precisione sbalorditiva e cosi, dopo averli bagnati fino al midollo, li resero individuabili dalle guardie del corpo di Federico che li catturarono, passandogli delle catene intorno al collo.

Veronica - Tuttavia i due prigionieri, mentre venivano trascinati davanti a Federico, gridavano con grande coraggio, forza e convinzione:

Paolo - “La maldicenza è ironia! E’ satira! La maldicenza fa vivere e tonifica la città.”

Patrizia - Così allora parlò Federico:

Marco - “Abiurerete per tre volte la vostra dottrina sulla maldicenza e subito dopo i mascheroni vi monderanno con la loro acqua purificatrice. La maldicenza non abiterà più in voi e, con voi e per voi, saranno mondati tutti gli aquilani oggi presenti.”

Veronica - I due, invece di abiurare, in preda ad un sacro ed eroico furore proclamavano con maggior forza:

Marco e Paolo - (all’unisono) “La maldicenza / è critica franca / mordace e mai maligna!/ La maldicenza / stimola e corregge!.”

Patrizia - Tutti si rendevano conto che la situazione stava precipitando pericolosamente, anche perché Federico, che scuoteva il capo in segno di disapprovazione, aveva fatto inginocchiare i due coraggiosi personaggi ed afferrando con la mano l’impugnatura della sua spada, la estraeva lentamente, facendo presagire le sorti peggiori. Ma quella doveva essere proprio una giornata singolare per la storia della città perché all’improvviso dall’alto risuonò una voce chiara e decisa, ma allo stesso tempo dolce e suadente, che rimbalzò sulle mura di contenimento della fontana, sulle facce allibite dei mascheroni, accarezzando come in un soffio la figura possente di Federico ed indugiando come una carezza sugli aquilani presenti, attoniti e stupiti. Così disse la voce:

Paolo - “Federico riponi la tua spada. La spada ferisce e sparge il sangue dal quale nasce l’odio. La spada fa morire l’amore e la morte dell’amore alimenta la maldicenza perversa, proprio quella che tu vuoi cancellare e che l’acqua della fontana, anche se di questa fontana, non riesce a mondare. In questa città invece io, Celestino V, aprii la Porta del Perdono. Gli aquilani purificano il loro pensiero ed il loro spirito passando attraverso di essa. In virtù della Porta, la loro maldicenza è sincera e costruttiva. La Porta è come un filtro che separa l’impurità e lascia la forza della critica. Questa è la vera ed autentica Maldicenza Aquilana. I due che hai imprigionato sono sinceri e vorrei che tu, in nome della Giustizia e della Santa Tradizione, li liberassi e li riabilitassi di fronte alla città.”

Veronica - Così parlò allora Federico:

Marco - “Ubi maior minor cessat. Ripongo la spada e mi inchino alla somma saggezza ed al carisma di Celestino. Se la Porta ha modellato in questo modo la maldicenza della Città, allora accetto la tradizione ed in nome di Celestino la confermo. Voglio anzi che venga sempre celebrata. Decorerò inoltre i due coraggiosi personaggi che hanno osato sfidarmi, con la medaglia del Mascherone, quello, per intenderci, con la Rosa in Bocca.”

Patrizia - Alla fine di questo discorso tutti gli aquilani scoppiarono in un applauso fragoroso e liberatorio e si sentiva gridare dalla gioia:

Paolo - “Viva Celestino...

Marco - ...viva Federico... viva ...

Veronica - no, i due nomi non li possiamo citare! ma anche addirittura: “Viva la Maldicenza Aquilana”.

Patrizia - Celestino per la grande occasione fece aprire eccezionalmente la Porta, per così dire fuori tempo ed invitò tutti a passarci dentro per fortificare lo spirito e tenere la maldicenza nella giusta dimensione. Si formò un lungo corteo, capitanato da Federico che, per volere di Celestino si librò in volo dalla Fontana delle 99 cannelle, formando un fantastico stormo di aquilani che si stagliò a lungo sul cielo della sera, diretto verso la Basilica di Collemaggio.

Veronica - Tutti atterrarono sul bellissimo prato antistante la Basilica e la Porta della Perdonanza era già aperta in attesa.

Patrizia - Così finisce la storia, ma qualche testimone oculare che non volle mai essere citato, riferisce...

Veronica - ‘Nu bbejiu gruppittu d’aquilani, quannu fu ju dungue de passa’ nnattraezzi alla Porta, nnascuci nnascuci, senza fasse vete’.... se nne scappette pe’ ju Parcu deju Sòle!