EDIZIONE 2007
PERCHE' LA TARGA “SOCRATES PARRESIASTES”10 gennaio 2007
Nel 1983, un anno prima di morire, Michel Foucault tenne nell'Università californiana di Berkeley un corso intorno alla problematizzazione della parresia, una nuova virtù comparsa nel quinto secolo avanti Cristo, di cui si persero le tracce nel quinto secolo dopo Cristo. Foucault non studiava la storia delle idee ma i diversi significati delle idee nelle società, la loro evoluzione e l'influenza sulle opinioni e sui costumi pubblici e privati. Prima della parresia aveva già trattato della problematizzazione della follia, della giustizia, del sapere, del sesso e della cura di sè. Le sue ultime lezioni, che ottennero grandissimo successo sia in America sia in Europa, furono raccolte nel libro "Discorso e verità nella Grecia antica", curato nella traduzione italiana da Remo Bodei, con una sua pregevole prefazione.
Parresia (da pan, tutto e rhema, ciò che è detto) significa "dire la verità". Comparsa per la prima volta in Euripide, con Socrate parresia perse il significato di pratica personale finalizzata all'utile, propria dei sofisti, per esprimere l'attitudine critica e dialogica diretta a conquistare e diffondere con franchezza e coraggio la verità nelle comunità. Intorno alla "verità" sorgono subito due problemi. Primo, quello di riconoscerla. Ed è compito, questo, della logica, della scienza (episteme) e della religione. Secondo problema è il diritto-dovere di dire la verità. Ma chi ha tale diritto-dovere? Quali caratteristiche deve possedere? Su che cosa è importante dire la verità? Quali conseguenze può avere su morale, politica e potere? Quale importanza può avere nelle società la presenza di parresiasti? Di coloro i quali hanno il coraggio di dire la verità con autorevolezza, franchezza e coraggio, e di viverla?
Foucault riconobbe in Socrate, nella sua vita e nella morte, il primo parresiasta e il principio di quel che noi chiamiamo "critica". Platone riservò il termine parresia al consigliere del monarca. Aristotele n'ebbe timore perchè nelle democrazie, con la libertà di parola, i parresiasti potrebbero confondersi con gli athuroglossos, individui che hanno bocca senza porta o lingua senza freni, fomentatori di disordine. Diogene la praticò in maniera radicale, ridicolizzando e sfidando il potente interlocutore. Seneca ne insegnò i criteri morali. Gli epicurei fondarono su di essa l'amicizia e aprirono scuole pubbliche e private per il suo insegnamento (come oggi accade per l'ethicist, il trainer e i cafè-phylo). Il Cristianesimo, scrivendo verità e martirio con lettere maiuscole, la coltivò nell'amore del prossimo e nella cura dell'anima, sino a Giovanni Crisostomo, bocca d'oro.
Dopo un sonno durato ben quindici secoli e dopo la trattazione di Michel Foucault, parresia sembra resuscitata e rinvigorita. Nell'ultima omelia del '99 in Duomo, nel giorno di Sant'Ambrogio, il cardinal Martini ne parlò come necessità del popolo milanese al fine di evitare l'accidia pubblica nella quale sembrava essere caduta la città. Più tardi il cardinale Ratzinger, in occasione della prima presentazione dell'enciclica "Scienza e Fede" di Giovanni Paolo II, lodando la parresia, ne raccomandò la pratica. Due anni orsono, in un libro che suscitò clamore letterario e politico intenso, fu definito parresiasta Pasolini per il coraggio delle affermazioni e la lungimiranza delle previsioni; attaccato rabbiosamente da Roderigo di Castiglia, fu espulso dal partito. Pochi mesi fa, Andrè Gluksmann ha rimproverato all'Occidente incerto e ignavo di aver rinunciato ai suoi caratteri fondamentali, e alle società di non coltivare la parresia.
Della mancanza di parresia si è ancora discusso, recentemente, allorchè numerosi intellettuali hanno firmato un manifesto in cui si denunciava la grave crisi della capacità di una generazione di adulti di curare l'educazione dei propri figli. Pochi giorni fa, il governo americano ha comunicato, con costernazione, che quasi il cinque per cento della popolazione scolastica viene ritirato dalla scuola per essere affidato agli antichi precettori. Due giorni fa un top-manager, trattando su un importante quotidiano della formazione della classe dirigente nel nostro paese, lamentandone le carenze e riferendosi probabilmente alla parresia cinica, ha auspicato una vera scuola dell'impertinenza per mettere in discussione l'autorità senza autorevolezza e senza merito.
Forse v'è bisogno di persone che autorevolmente sappiano dire la verità con coraggio e franchezza; e sappiano testimoniare la verità con l'esempio delle azioni. Troppi critici sostengono con impudenza tesi opposte e contraddittorie.
Noi del Pianeta Maldicenza, che una volta l'anno amiamo celebrare la singolare e secolare tradizione agnesina della critica mordace, sincera e costruttiva, con umiltà non riconoscendoci nell'eroica virtù della parresia, vogliamo diffonderne, tuttavia, i caratteri peculiari nella società d'oggi, spesso incerta e confusa da molte "bocche senza porta". Abbiamo deciso, pertanto, di attribuire ogni anno una nomination, e di consegnare una targa, con impressi i canoni della parresia, a colui il quale, italiano o straniero, abbia degnamente onorato con il dire e con l'agire la personalità di Socrates Parresiastes.
Il Consiglio Direttivo della nostra Associazione ha deliberato di consegnare la targa del 2007 al professor Remo Bodei, per aver diffuso in Italia il significato di parresia e per averla sempre onorata nella vita di studioso e maestro.
L'Aquila, 10 gennaio 2007
Il presidente
Tommaso Ceddia
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