EDIZIONE 2006
DELLA PARRESIA E DELLA MALDICENZA14 novembre 2005
Libertà di parola osò Tersite nell'assemblea degli Achei. Libertà di parola ebbero i profeti. Libertà di parola fu uno dei caratteri essenziali della democrazia periclea. Libertà di parola segnò la sorte di Socrate. Per essa Platone fuggì da Siracusa e Diogene molto soffrì da Alessandro. Cinici, epicurei e stoici la considerarono fondamento dell'etica. Si chiamò parresia, e significò idee e comportamenti diversi nel corso dei secoli e talora contrastanti. Fu anche considerata quale pericolosa e faziosa attività antidemocratica. Athuroglossos era definito colui il quale era dotato di "lingua senza porta" e parlava senza freni. E' però giunta sino a noi, la parresia, con aura di massima virtù. Anche "maldicenza" ha significato ambiguo. Indica chiacchiera, pettegolezzo, diffamazione e calunnia. Tuttavia, può significare "dire il male", che è cosa buona e giusta se non ha fini maligni ed esprime mordacità coraggiosa e franca. L'etica della maldicenza è stata trattata largamente da più relatori nel nostro convegno "Il Pianeta Maldicenza 2004", al quale rimandiamo.
Pan (tutto) e rhema (quel che è detto) costituiscono l'etimologia di parresia. Parresiastes è colui il quale usa la parresia, parola comparsa per la prima volta nel V secolo a.C. negli scritti d'Euripide. Oggi l'antico "dire tutto" significa parlar-chiaro, parlar-franco o parlar-libero, nel senso di affermare tutta la verità e di aprire agli altri, discorrendo, la propria mente e il proprio cuore. Chi parla esprime la sua opinione. Nell'antica Grecia l'opinione d'ognuno era la verità. Parresiastes, per questo, era soltanto chi possedeva prestigio sociale e qualità morali: non era schiavo, non era meteco, non era donna; poteva prendere la parola nelle assemblee; non aveva fama di athuroglossos; mostrava personale coraggio verso la pericolosa arroganza dei potenti, senso del dovere e amore per la città. Principe dei parresiasti fu certamente Socrate. Platone e Aristotele non ebbero gran fiducia nella parresia. Il primo la riferì ai buoni consiglieri del monarca. Il secondo considerò il parresiasta alla stregua d'agitatori sociali, fomentatori di faziosità e disordine. Tuttavia, Platone descrisse positivamente l'attività di Socrate verso gli ateniesi. Li esortava alla saggezza, alla verità e alla cura dell'anima. Autorevole, famoso e sempre disponibile, per i cittadini costituiva il basanos, la pietra di paragone d'ogni giudizio e comportamento. Allorchè Alcibiade gli domandò cosa dovesse fare per meglio prepararsi alla guida d'Atene, Socrate rispose che prima della città avrebbe dovuto aver cura dell'anima, conoscere se stesso, prendere amore per la saggezza e la verità. Logos e bios, per il parresiasta, sono coesi. Pensieri e comportamenti devono essere coerenti: occorre vivere come si pensa, anche a costo di morire. Più tardi e per alcuni secoli, cinici ed epicurei istituirono scuole nelle quali erano insegnati, più o meno, in pubblico e in privato, i precetti parresiastici socratici.
Intorno al V secolo d.C., con la diffusione del cristianesimo, Parola e Verità si scrissero con la lettera maiuscola. Parresia divenne dire, con altrettanto coraggio e sacrificio, la Verità rivelata e confessare a se stessi e ad altri la difficoltà e l'incapacità di seguirla. Era ancora cura dell'anima. Così la parola parresia incrociò la parola parroco, che ha tutt'altra etimologia (parà exein prender cura, secondo alcuni, o perì oikos piccola circoscrizione territoriale, secondo altri). Presso i romani, parroco era il provveditore all'approvvigionamento di alimenti pregiati.
Parresia scomparve dall'uso comune fin quasi ai nostri giorni. E' ricomparsa, di recente, in convegni religiosi. Inoltre, a causa dell'insicurezza generata dall'odierna mondializzazione e per le numerose e molteplici verità che giungono d'ogni parte in ogni momento, sono sorte alcune private iniziative per la cura di sé, per discernere il vero dal falso, per avere maggiori certezze nei comportamenti e nelle personali decisioni. Trattasi di associazioni nelle quali è insegnata la parresia. Si sono aperti cafè phylo, dove liberamente si discetta sui problemi quotidiani e sulle questioni inerenti al mondo della vita. E, nei nosocomi degli Stati Uniti, è comparso l'ethicist, il filosofo che aiuta i malati e i parenti dei malati a superare i momenti più insidiosi nella cura di sé. Pochi mesi fa, disputandosi con vivacità estiva intorno alla sorte letteraria del romanzo, è stato definito parresiasta Pasolini, per avere spesso anticipato eventi e asserito verità. Ma Roderigo di Castiglia lo attaccò duramente. E Pasolini, anche a causa di particolari comportamenti, fu espulso dal Pci per "indegnità politica e morale". Dov'è la verità?
Noi del "Pianeta Maldicenza" vorremmo trovare un "Socrate Parresiasta".
L'Aquila, 14 novembre 2005
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