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C'È UNA MALDICENZA CHE NON SEMINA CALUNNIE


di PIERO POGGIO
da "50&PIU'", gennaio 2006


Nel vocabolario, alla voce mal-dicenza, c'è scritto: "Vizio di fare discorsi malevoli sulle persone; abitudine a mettere in rilievo colpe e difetti altrui, a divulgare notizie con malizia e perfidia". La base del termine è mal (seguita dal derivato dicenza) e ciò avvalora la negatività di tale modo di comportarsi.

Però c'è un altro tipo di maldicenza, non maligna, che si esprime in chiave sarcastica, una maldicenza soft; è quella che viene celebrata ogni anno a L'Aquila con l'intento di "dire il male, non dire male", cioè fare antagonismo positivo, produrre critica costruttiva, persino di valenza sociale.

L'iconografia classica della maldicenza "cattiva" mostra una donna di aspetto orribile, vecchia e ossuta; tiene da una mano la face della discordia e dall'altra una vipera, indossa un manto di pelle di riccio guarnito di punte di ferro. L'immagine della maldicenza "buona", quella aquilana, è invece il mascherone di un vecchio saggio che tiene in bocca una rosa dalle molte spine, simbolo del senso comune e della comunicazione gentile e franca.

Ogni anno dunque, il 21 gennaio, a L'Aquila viene celebrata la maldicenza soft attraverso allegre riunioni conviviali, dotte conferenze, tavole rotonde, convegni con la presenza di personalità illustri (qualche nome: Francesco Cossiga, Giulio Andreotti, Antonio Spinosa, Lino Iannuzzi, Bruno Vespa, il rettore della Pontificia Università, il presidente dell'Accademia della Crusca).

Nel capoluogo abruzzese ci sono circa novanta congreghe, associazioni e confraternite in qualche modo legate alla tradizione della maldicenza. Il professor Tommaso Ceddia, docente universitario di Microbiologia, è il presidente di una delle più importanti associazioni -la "Confraternita dei devoti di sant'Agnese"- e l'organizzatore di un convegno dal titolo "Pianeta maldicenza" al quale partecipano docenti universitari, sociologi, antropologi, politici, giornalisti, rappresentanti del mondo religioso. Lo abbiamo intervistato.

Domanda. Pare, professor Ceddia, che a L'Aquila la maldicenza sia di casa, rappresenti qualcosa di più di una tradizione. E' così?
Risposta. A L'Aquila la maldicenza, un certo tipo di maldicenza, è di casa una volta l'anno, il 21 Gennaio. Sulle origini di tale tradizione sono state condotte alcune ricerche; a noi piace accreditare la storia-leggenda più diffusa e popolare, che vuole protagoniste le antiche "malmaritate", prostitute da redimere, che venivano ospitate nel convento di Sant'Agnese. Nel giorno festivo dedicato alla santa protettrice, riunendosi a tavola, le "malmaritate" raccontavano e divulgavano i segreti non confessabili dei signori presso i quali si recavano a servizio. Esistono versioni più nobili, quali l'inosservanza degli editti che vietavano di parlar male delle ordinanze e dei provvedimenti delle autorità comunali o regie in epoche assolutistiche; l'ardimentosa arroganza della borghesia illuministica verso la nobiltà dominante; i sofferti impedimenti del periodo fascista, quando furono vietate le riunioni delle confraternite agnesine. In realtà, l'origine delle confraternite si perde nella notte dei tempi e si può pensare che la tradizione abbia messo le radici perché un certo tipo di maldicenza, la critica pubblica del male, rappresenta una virtù; e il suo opposto, l'accidia pubblica, è il vizio dei dannati nel quinto girone dell'inferno.

D. Che tipo di maldicenza praticate voi aquilani? Sostenete di "dire il male, non dire male". Può spiegare meglio tale concetto?
R. Giovanni Battista "diceva il male" di Erode. Alcuni senatori romani "dicevano male" di Calpurnia, moglie di Cesare. La differenza è nell'intenzione, maligna o meno, dei parlanti.

D. Qual è la differenza tra maldicenza e pettegolezzo, o gossip come si dice oggi?
R. Maldicenza è una parola che indica un genere di comunicazione. Nel genere vi sono più specie: chiacchiera, pettegolezzo, diffamazione e calunnia. Vi è anche una quinta specie, che noi consideriamo buona, la satira mordace; dove satira è la forma, contenuto è il vizio satireggiato. La maldicenza agnesina è satira mordace, cioè "dire il male" con buona intenzione.

D. Maldicenti si nasce o si diventa?
R. Il termine maldicenza evidenzia una disposizione abituale del carattere. Si eredita il carattere? Nel carattere vi sono eredità geniche ed eredità culturali. Le motivazioni dell'agire hanno radici sia biologiche, sia morali. Il piacere e il dolore, le prime; la giustizia e il bene, le seconde. Nell'incrocio e nella commistione di tali radici in ciascuna persona si ha la risposta alla sua domanda.

D. E' vero che a L'Aquila ci sono ben novanta congreghe agnesine della maldicenza? E che cosa si propone l'associazione "Confraternita di Sant'Agnese" da lei presieduta?
R. Novanta, circa, sono le confraternite note per aver comunicato i nomi dei nuovi eletti alle cariche sociali e le loro sedi. In realtà sono di più. Chi si trova a L'Aquila per caso il 21 gennaio, rischia di non poter cenare. Ristoranti, trattorie, pizzerie sono prenotate da tempo; anche nelle case private è consuetudine riunirsi a cena con parenti e amici per celebrare la tradizione agnesina. La nostra associazione si propone soltanto di tener desta un'antica quanto singolare tradizione, quella della libertà di parola, di parlar franco, di parlar chiaro, di parlare per il bene comune, che gli aquilani coltivano da secoli. E quella di vedere uniti almeno una volta l'anno tutti i cittadini. Cosa non facile per nessuno nel diffuso nichilismo dei tempi moderni.

D. E' vero che sono in tanti a L'Aquila a ritenere penalizzante per la città l'immagine di "capitale della maldicenza"?
R. L'Aquila non è "capitale della maldicenza". E', questa, un'espressione usata talvolta dai mezzi di comunicazione per esprimere il concetto con immediatezza. D'altro canto la partecipazione attiva delle principali istituzioni cittadine (amministrative, religiose, economiche, culturali) e di personalità di rilievo nazionale alle nostre manifestazioni, l'interesse dimostrato dai più importanti quotidiani e periodici nazionali, gli articoli sull'argomento di opinionisti molto seguiti, vanno persuadendo anche i dubbiosi, affetti da "perbenismo", che la nostra antica e nobile tradizione è positiva, merita una celebrazione annuale e va tenuta viva, in un momento in cui parlare franco, forte e vero sembra essere necessario e salutare al nostro Paese. Tempo fa, il Presidente della Repubblica esortò i giornalisti ad avere sempre "schiena dritta".

D. Che cosa bolle in pentola per l'edizione 2006 del vostro evento? Ci sono ospiti illustri?
R. Nei giorni 13,14 e 15 gennaio si svolge il festival de "Il Pianeta Maldicenza". Il 13 è in programma una tavola rotonda moderata dal corrispondente della Rai da Londra, Antonio Caprarica: è la prima "internazionale della maldicenza", durante la quale alcuni giornalisti stranieri illustrano i ruoli e i caratteri particolari che la maldicenza assume nei loro Paesi. Il 14 è presente il senatore Andreotti con Bruno Vespa, il senatore Iannuzzi e lo storico Antonio Spinosa; tema dell'incontro è "La maldicenza in politica. Attualità e storia". Il 15 si svolge il concorso mordacemente satirico di prosa e poesia, in lingua o vernacolo