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LA MALDICENZA SI FA INTERNAZIONALE


di ALESSANDRO ORSINI
da Il Messaggero, 13 gennaio 2006


Con o senza (come sarà, purtroppo) la presenza fisica del senatore Giulio Andreotti, lo show va avanti comunque, com'è del resto nelle ”legge” dello spettacolo. E alla fin fine la maldicenza e la Sant'Agnese, congiunte o disgiunte che le si voglia considerare, altro non sono se non spettacolo.

Spettacolo di popolo innanzitutto, visto che le oltre 90 confraternite, gruppi o congreghe, più o meno organizzate e più o meno spontanee, nel dì dedicato dal calendario a Sant'Agnese (ma anche qualche giorno prima o dopo) si radunano in ristoranti o taverne o case per celebrare l'evento tradizionale, ciascuna a modo suo quindi in maniera originale.

Ma anche spettacolo in senso stretto, perché da oggi comincia la ”tre giorni” organizzata al Teatro comunale dall'associazione culturale dei ”Confraternita aquilana Devoti di Sant'Agnese”; un evento che ha raggiunto il traguardo del terzo anno e che ha un buon successo proprio tra il popolo. Tra chi, cioè, alla resa dei conti decreta il successo e tiene alta la tradizione agnesina.

Oggi, quindi, parte la ”tre giorni”. E parte in maniera bruciante, visto che c'è una tavola rotonda su ciò che è la maldicenza non più solo all'Aquila, bensì in campo internazionale. Tanto che, pomposamente ma anche provocatoriamente, il titolo della tavola rotonda è ”Prima Internazionale della maldicenza: generi e ruoli in alcune capitali europee”.

L'appuntamento è alle 17, come detto, al Teatro comunale dove, coordinati da Angelo De Nicola, dopo il saluto di Tommaso Ceddia (presidente dei ”Devoti” che organizzano), dell'assessore comunale alla Cultura Fabio De Paulis e di Rinaldo Tordera (direttore generale della Carispaq che, assieme al Comune e ad altri pochissimi operatori economici, sostiene l'evento), saranno ospiti tre giornalisti di altrettante nazioni: Marc Semo (del quotidiano parigino ”Liberation”), William Ward (corrispondente da Londra di Panorama” e ”Il Foglio”) e il russo Savik Shuster (conduttore di un programnma televisivo in Ucraina dal titolo ”Libertà di parola”). Modererà il giornalista Rai Antonio Caprarica, corrispondente da Londra, i cui servizi sono apprezzati per quel ”sens of humor” (uno degli ingredienti, ma non l'unico, della maldicenza) che li rendono frizzanti e godibili.

Dopo la provocazione di ”L'Aquila capitale della maldicenza”, i Devoti spostano il tiro sul... mondo: perché? «Semplicemente perché la maldicenza - spiega il professor Ceddia, docente di Microbiologia nell'Ateneo aquilano - non è un fatto locale bensì si tratta di un'eredita culturale che riguarda tutti i popoli: sono caratteristiche culturali trasmissibili ed ereditarie che, ad esempio, sono state studiate dal genetista Luca Cavalli Sforza. Il ”sense of humor” inglese, la ”grandeur” francese e l'italiana autocritica sono un esempio. Attraverso tre giornalisti, specchio di altrettante società nazionali, noi vogliamo conoscere come si esplica la maldicenza in quei Paesi».

Maldicenza positiva, quindi, ”dire male del male”, secondo una definizione ”tecnica” della stessa maldicenza... «Infatti - dice ancora Ceddia - si parlerà anche della libertà di parola, che è tra l'altro il titolo della trasmissione del giornalista russo che, ”giubilato” da Putin, lavora ora a Kiev, in Ucraina, e proprio da lui avremo qualche elemento in più di conoscenza sulle conseguenze della libertà di parola, che è alla base della maldicenza».

Sant'Agnese: una tradizione che si rinnova e che si espande anno dopo anno in città, coinvolgendo ogni 21 gennaio anche persone che vengono da fuori invitate nei vari gruppi: è un segnale positivo? «Sicuramente, perché significa che la tradizione è viva - conclude Ceddia - Noi crediamo nella maldicenza positiva, che all'Aquila è una tradizione. E tradizione, banalizzo, è ciò che il nonno tramanda al nipotino. E non credo assolutamente che i nonni tramandino cose dannose per i nipoti».

Perciò la Sant'Agnese continua a crescere, aggregando sempre più persone: la maldicenza porta allegria in tutti (un po' meno nelle vittime...). E l'allegria, si sa, fa bene alla salute. Quindi... prosit a tutti!