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SANT’AGNESE, MOMENTO DI AUTOIDENTIFICAZIONE
di ANGELO LUDOVICIda Il Messaggero, 4 marzo 2006
Lettera pubblicata dal Messaggero il 4 marzo 2006
Da Angelo Ludovici, segretario provinciale del Pdci, riceviamo:
«Ho atteso qualche giorno per fare una riflessione un po' più approfondita sulla mancata candidatura di Tempesta alla Camera nelle liste di Forza Italia. A distanza di una settimana, il tentativo di lanciare un dibattito a largo raggio sulle pagine di questo giornale non ha avuto reazioni, al di là della presa di posizione di Amedeo Esposito.
È un silenzio strano; il personale politico, forse, è troppo occupato nel gioco delle liste. In ogni caso, il silenzio dei personaggi di punta, di destra o di sinistra che siano, è la costante. Quindi, forse, è il caso di adottare il motto ”guarda e passa”. Questo è un caso emblematico che potrebbe indurre nell'errore di guardare l'albero e non la foresta.
In fondo la non candidatura di un sindaco del Comune capoluogo di Regione ha una valenza politica di carattere generale. In questi anni la nostra città non solo non è stata di traino nell'ambito regionale (pur con maggioranza di destra) ma si è isolata e rinchiusa in se stessa. È una visione della politica che entra in crisi.
È una crisi che non si è conclusa, è in pieno svolgimento. Questa evoluzione della crisi probabilmente porterà a ”reggere” per un altro anno. Ma sarà un anno terribile perché non vi saranno risposte idonee a tallonare la crisi sociale che imperversa nella Città. Quello che prevale è uno spirito negativo, autodistruttivo, del vivere quotidiano.
In questi anni è stato distrutto un processo di autoidentificazione di una comunità che si sviluppava in momenti forti: ad esempio la Perdonanza. Anche questo processo è stato annullato; le prossime Perdonanze non saranno più le stesse.
Il tentativo di darsi un altro momento di autoidentificazione, quale quello di S. Agnese, potrebbe avere la sua utilità, ma, sicuramente, trova difficoltà a far ritrovare alla città se stessa per affrontare con orgoglio e vigore le difficoltà del presente e del futuro. Mi dispiace, ma in questi anni gli aquilani sorridono sempre di meno, i balconi sono meno infiorati di otto anni fa e nella città s'incontrano sempre più forestieri che aquilani doc.
Gli aquilani, forse, sono già andati via. La politica dei supermercati e delle banche non porta sviluppo. Da sinistra, mi auguro che la destra faccia una riflessione seria degli accidenti di questi anni e abbia il coraggio di fare un passo indietro riconsegnando la città, seppure con un doloroso periodo di commissariamento, alle urne».
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