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LE MISTERIOSE ORIGINI TRA STORIA E LEGGENDA


di MONICA PELLICCIONE
da ”Speciale Sant’Agnese”, Il Centro 14 gennaio 2006


L'AQUILA. Un'analisi approfondita della storia e delle tradizioni legate a Sant'Agnese è stata compiuta dal giornalista-storico Amedeo Esposito, nel volume "Il pianeta maldicenza" (Edizioni Textus)).

Quella di Sant'Agnese viene definita anche festa strana e singolare perché legata in modo indissolubile al segno distintivo degli aquilani: la maldicenza. Ed è proprio la maldicenza - come sottolinea Esposito - ad aver alimentato il dibattito intorno alla libertà di pensiero e azione, intorno al clima intellettuale del Settecento.

Esposito identifica «nell'inafferrabile idealità di clan, di appartenenza al gruppo scaturita dall'incontro degli abitanti dei castelli che costruirono la città» gli albori della festa. Il liberismo del Quattrocento, anticipatore dello spirito illuminista che si sviluppò in Italia, toccò anche L'Aquila che, in quel periodo, vantò alcuni primati, compreso quello dato dalla singolare e popolare Festa strana di Sant'Agnese.

«La ricostruzione di alcuni studiosi» spiega Amedeo Esposito «ha legato il fenomeno popolare che è la festa laica di Sant'Agnese del 21 gennaio alla liturgia della festa spirituale della Chiesa».

Ma cos'è questa esclusiva ricorrenza tutta aquilana? «La risposta o meglio le risposte non sono facili» dichiara Esposito «poiché mancano riferimenti certi e comprovati da atti specifici. La tradizione dell'Aquila delle malelingue e della festa del 21 gennaio, secondo alcuni studiosi della materia, trae origine dall'umiliazione del popolo e ancor più da quella delle malmaritate».

Una tradizione che trae spunto dalla vita di Sant'Agnese, vergine e martire, che visse a Roma all'epoca delle persecuzioni di Diocleziano. Corteggiata dal Prefetto romano, lo respinse con fermezza dichiarando di essere votata al suo sposo celeste. Per questo Sant'Agnese fu condotta al rogo ma le fiamme la lasciarono indenne e arsero i suoi persecutori. Infine, la giovane venne decapitata.

«Il culto della martire, il 21 gennaio, giorno fissato dal calendario liturgico, si diffuse all'Aquila fin dai primi del Trecento per via dell'omonimo monastero abitato dalle monache della "povera vita" che accoglievano le malmaritate» sottolinea Amedeo Esposito «il 21 gennaio, giorno di festa in cui secondo gli statuti del Trecento era proibito lavorare, le serve - come venivano chiamate le malmaritate - uscivano dal monastero di Sant'Agnese e davano sfogo, nelle bettole, complici gli uomini, alla maldicenza e al pettegolezzo. Le serve, che erano al servizio dei nobili, conoscevano i segreti delle case gentilizie, che mettevano sistematicamente in piazza, a voce alta».