Il censimento ufficiale delle confraternite di Sant'Agnese ne conta ottanta, ma in realtà quante siano nessuno sa. Ognuna elegge il suo priore, come dire il gran sacerdote della maldicenza. E' un'abitudine antica, un patrimonio cittadino, una tradizione. Che, quest'anno, è stata portata fuori da case e cantine e proposta quale forma d'arte, con tanto di concorso e convegno.
Venerdì le confraternite si sono battute in plural tenzone (sempre di città medievale si tratta) nel Teatro Comunale per eleggere la migliore, intesa come la più linguacciuta, operina in prosa e, subito dopo, nella notte sottozero, il sindaco Biagio Tempesta (anche lui esibitosi come attore nell'operina della sua confraternita) ha aperto sale e cortili del Municipio offrendo alla cittadinanza vin brulè ai chiodi di garofano e buonissimi dolci: "Festa Asburgica" l'ha chiamata, perchè L'Aquila è città d'arte e di gelo, come Salisburgo, per capirci.
Ieri, ancora nel Teatro, platea strapiena per il primo convegno nazionale sul "Pianeta maldicenza", moderatore l'aquilanissimo Bruno Vespa, guest star il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga. L'originale tradizione aquilana cerca e trova riconoscimento nazionale, ben sostenuta da Cossiga, che ieri ha anche offerto una magistrale lezione di maldicenza in una pirotecnica conferenza stampa farcita di pensieri benevolmente malevoli per i leader dell'intero arco costituzionale: "Trovo estremamente intelligente quanto fa L'Aquila per promuovere questa tradizione. La maldicenza non ha nulla a che spartire con la calunnia, piuttosto suggerisce l'interrogativo: dubbio o verità? La maldicenza discende da Cartesio, è il dubbio applicato alla vita quotidiana, è un discutere sui possibili aspetti negativi della realtà, è una racconto dubbioso di alcuni fatti che diventa calunnia solo se qualcuno afferma sia vera una vicenda che, invece, sa falsa".
Tommaso Ceddia, medico e docente universitario, tra i promotori del convegno, ha lanciato interrogativi storici: "Era immorale Giovanni Battista quando diceva male di Erode? Era maldicente Socrate quando denigrava i potenti? E' possibile raccontare il male e, insieme, volere il bene? Spesso la maldicenza è critica aspra dei costumi e del potere, è espressione della lodevole volontà di una società migliore.
La tradizione di Sant'Agnese si lega alle prime libertà dello statuto comunale aquilano, alla dignità degli uomini, all'emancipazione nella società di liberi e uguali".
L'antropologa Daniela Marcheschi ha proposto nuovi orizzonti alle "lingue lunghe": "Dire-male è negativo, dire-il-male, nel senso di metterlo in evidenza è invece positivo, meglio ancora se esibito con l'arma del sarcasmo. E allora perchè non considerare anche il Carnevale come aspetto di questo stesso fenomeno?".
Il rettore della Pontificia università San Tommaso, Francesco Compagnoni, ha offerto alla platea un proverbio filippino: "Se punto un dito contro qualcuno, vuol dire che le altre dita le ho puntate contro di me", dunque maldicenza perfino come autoanalisi, altro che pettegolezzo fine a se stesso. Sazi di tanta dotta attenzione per il loro tesoro d'inverno, gli aquilani hanno alla fine riguadagnato case e cantine, ognuno con la sua confraternita, impazienti di tagliare i panni addosso ai prestigiosi relatori dell'importante convegno.
"Maledette malelingue", cantava Ivan Graziani: abruzzese pure lui, zona Gran Sasso (versante teramano, però) pure lui. Dev'essere una fissazione.
Claudio Valente