Edizione 2004
Perchè un convegno sulla maldicenza?di Tommaso Ceddia
Presidente della Associazione Culturale Confraternita dei Devoti di Sant'Agnese
Il 21 Gennaio d'ogni anno, ricorrenza di Sant'Agnese, circa ottanta confraternite agnesine si riuniscono da secoli, a L'Aquila, per liberamente fare "maldicenza" cittadina. Restando salda la considerazione negativa di tutti gli aderenti verso la maldicenza in genere, quest'associazione si propone, con il contributo di studiosi illustri, di analizzare il significato del connubio fra tradizione e maldicenza, che tanta sorpresa e perplessità desta, a ragione, in tutti coloro che ne prendono conoscenza per la prima volta o ne hanno notizia vaga e distorta.Di là delle storie più o meno leggendarie poste all'origine della singolare tradizione aquilana, due realtà sono incontrovertibili: la tradizione esiste e gli aquilani non sono versati più di altri alla maldicenza generica. Se tradizione è memoria d'eventi e comportamenti positivi che si tramandano alle generazioni successive e contribuiscono a fondare cultura e identità dei popoli, appare immediato e insanabile il ragionevole conflitto fra tradizione e maldicenza. La realtà della secolare celebrazione degli aquilani, tuttavia, merita una riflessione attenta sui portati sociologici ed etici. E' possibile che la tradizione non rifletta il fatto in sè (come accade spesso nel mito), quanto ciò che ne è il fondamento. Disapprovando la maldicenza, ammettiamo esplicitamente la sua valenza morale e, congiuntamente, diamo valore al requisito primo d'ogni azione morale, la libertà dell'attore. Il maldicente è, almeno, individuo libero. E' immorale, di certo, se vuole il male di altri e se quel che dice è falso e ingiusto.
Era immorale Giovanni Battista quando diceva male d'Erode? Era maldicente Socrate quando, rivolgendosi ai giovani ateniesi, denigrava i potenti? E' possibile raccontare il male e, insieme, volere il bene? Nella risposta a questi interrogativi si trova, forse, la soluzione del conflitto. La maldicenza è spesso forma della satira, il cui contenuto è il vizio satireggiato. E la satira, suscitando forti emozioni, plasma i sentimenti che motivano le azioni giuste e buone. Altrettanto spesso la maldicenza è critica aspra dei costumi e del potere; espressione della lodevole volontà di una società migliore. Può essere forma d'intrigante diffusione di notizie. Merita, pertanto, l'attento studio di chi, oggi, si occupa di società e comunicazioni.
La tradizione agnesina non deve, nè può nè vuole celebrare ogni maldicenza. Desidera ricordare le prime libertà dell'antico statuto comunale, la dignità degli uomini, la fierezza nelle dominazioni, l'emancipazione nella società di liberi ed eguali. Vuole confermare, nel tempo della pervadente comunicazione globale e della riflessiva società del rischio, le certezze e le sicurezze della comunità attiva e solidale. Forte dal territorio e ardito dalla libertà è, dunque, il volo supremo dell'aquila, che conosce oltre l'orizzonte.
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